La McGill Univesity di Montréal ha individuato, tramite la propria attività di ricerca scientifica, una delle possibili cause dell’Alzheimer. La comparsa della malattia potrebbe derivare dai tempi di degradazione delle molecole RNA.
Il rapporto tra la malattia di Alzheimer e la molecola RNA
L’Alzheimer è tra le forme di demenza senile più diffuse a livello mondiale, che spesso costringe le famiglie del malato a ricorrere all'assistenza domiciliare o alle cure presso una casa di riposo. Ad oggi sono stati stimati, difatti, 33 milioni di casi, 600 mila dei quali nel nostro paese.
La ricerca scientifica sta ancora lavorando per definire le cause della patologia.
Secondo lo studio effettuato dalla McGill University (Canada), pubblicato su Nature Communications, i problemi di connessione tra i neuroni nei malati di Alzheimer potrebbero dipendere dai tempi di degradazione delle molecole di RNA, coinvolte direttamente nella trasmissione sinaptica.
Le cellule del corpo umano producono diverse tipologie di RNA, responsabili della trasmissione delle informazioni genetiche.
La quantità all’interno di ogni cellula varia a seconda del rapporto tra produzione e degradazione.
Una rapida frequenta di decadimento sembra causare molte delle patologie che interessano gli esseri umani.
In base agli studi effettuati, la compromissione delle connessioni tra le cellule neurali sembra derivare da uno scompenso delle molecole RNA, causato da una quantità troppo bassa di RBFOX1, la proteina responsabile della stabilizzazione del processo.
Un modello matematico per indagare le cause dell’Alzheimer
In funzione della possibile inclusione delle molecole RNA tra le cause del morbo di Alzheimer, gli scienziati hanno riscontrato la necessità di creare un modello che permettesse loro di misurare i tempi di decadimento della molecola nei pazienti.
In passato, gli stumenti a disposizione non erano applicabili ai tessuti umani ed erano molto costosi.
Il team di ricerca della McGill University capitanato dal professor Najafabadi ha cercato di risolvere il problema, elaborando un metodo matematico capace di calcolare i tempi di decadimento delle RNA sfruttando le tecnologie genomiche attualmente esistenti.
I test effettuati sono stati pianificati su due piani:
- Da una parte, è stata richiesta la collaborazione dell’Università della California, alla quale è stato chiesto di studiare in laboratorio i tempi di degradazione dell’RNA usando i metodi convenzionali.
- In contemporanea, il team guidato da Najafabadi ha effettuato una stima attraverso il metodo matematico.
La coincidenza dei risultanti raggiunti dai due test ha validato la qualità del lavoro dei ricercatori della McGill University.
Il metodo è stato perciò utilizzato anche per analizzare i dati pubblici disponibili sui tessuti celebrali dei soggetti deceduti affetti dal morbo di Alzheimer. La comparazione con gli individui sani ha messo in evidenza un dato rilevante: le cellule dei pazienti malati erano caratterizzate da un rapido tasso di decadimento delle RNA e una quantità insufficiente di RBFOX1.
Individuare le cause per trovare una cura alla malattia di Alzheimer
I risultati raggiunti aggiungono un tassello al puzzle della ricerca per l’individuazione delle cause scatenanti il morbo di Alzheimer.
Il professor Najafabadi ha mosso ulteriori interrogativi relativi al ruolo dell’RBFOX1, vedendo in questo dato uno spunto interessante per ulteriori ricerche che potrebbero portare in futuro a nuovi approcci terapeutici.